Azienda Vinicola Al Bano Carrisi
Nell’antica masseria di Curti Petrizzi, la viticoltura è una tradizione che si tramanda da secoli. Intorno ad un’ampia fascia di macchia mediterranea, fin dal Settecento piccoli vigneti venivano coltivati con cura per creare un “nettare” delizioso non solo per il conte Balzamo, proprietario di queste terre, ma anche per quelli che – alla metà dell’Ottocento dopo la caduta del Regno delle Due Sicilie – furono definiti “disertori” e che, sono passati alla storia come “briganti” dopo l’unificazione dell’Italia.
Un trisavolo di Al Bano Carrisi, esattamente il bisnonno, nell’attiguo bosco lavorava come carbonaio. Era l’unico, secondo quanto risulta dagli impolverati documenti di famiglia, ad avere contatti diretti con i “briganti”.
A lui, infatti, le undici persone che si nascondevano nelle campagne di Cellino San Marco si rivolgevano per avere vettovaglie e l’immancabile e delizioso vino di queste contrade. L’anziano carbonaio, temendo i “disertori”, non poteva sottrarsi al suo compito di “corriere”. Così, non ha mai fatto mancare a quegli uomini l’ottimo bicchiere di “miero”, come in dialetto ancora si indica il vino puro (dal latino “merum”).
I libri di storia raccontano che negli ultimi giorni di luglio del 1861, quei “briganti” furono scovati dal capitano Luigi Lupinacci che pose fine alle loro avventure disperate.
Uomini e storia passano in una terra che oggi, proprietà dei Carrisi, è stata completamente trasformata nel rispetto assoluto di una natura rigogliosa come nel secolo scorso.
Di quegli anni, però, resta la tradizione di un grande vino: la stessa del secolo scorso che oggi, grazie alle cantine del cantante Al Bano Carrisi, arriva genuina come allora, sulle tavole di tutto il mondo.